Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo. È un vecchio adagio sempre valido di Henry Ford. Era valido ai tempi in cui la comunicazione era unidirezionale, figuriamoci oggi dove è l’utente che sembra dettare le condizioni attraverso il suo modo diretto di condividere quello che gli è attorno.
Certo, la comunicazione aziendale oggi è distante e differente rispetto al passato. Non è più quella celebrativa, diretta e unidirezionale. Non è più quella istituzionale. È diventata relazionale. Infatti, oggi il
consumatore/utente (o meglio il prosumer) ha anche gli strumenti incisivi per interagire in maniera critica.
IL CONTENUTO È IL RE – Il contenuto è il re. Oggi tutto è contenuto. Della vostra azienda il servizio, il prodotto, l’assistenza, il processo di lavorazione, il dietro le quinte, perché tutto è storia da raccontare e narrare. Tutto, oggi, è condivisione. È vero che il web domina, la tecnologia ci invade ma quello che
resiste è l’arte di raccontare ed emozionare, quindi il saper interagire.
Col pubblico il rapporto deve restare di reciproca fiducia, va quindi instaurato un rapporto relazionale leale. Va però esaltato e amplificato. Così, oggi, grazie agli strumenti di cui tutti disponiamo agiamo con i racconti e le esperienze emozionali. È il marketing narrativo che si fa emozionale, attraverso l’uso della sinestesia, dei cinque sensi più uno: l’empatia.
Infatti, molte aziende ancora oggi non capiscono che i mercati sono conversazioni, non sono più accettate ‘ingerenze’ autoreferenziali e unidirezionali a senso unico. Non solo, oggi i social hanno diffuso
l’egocentrismo globale, dove ognuno vuole sentirsi assoluto protagonista, anche quando c’è l’immissione di un prodotto/servizio sul mercato, perché si deve sentire partecipe con un giudizio.
NARRARE STORIE – Quindi, oggi non si può soltanto comunicare e informare, ma il consumatore deve essere coinvolto attraverso la narrazione. Il brand oggi ha cominciato a raccontare storie, i prodotti hanno cominciato a raccontare storie, gli imprenditori devono narrare la loro storia e così il marketing si è fatto narrativo. Domanda: come si fa a entrare in sintonia con il pubblico?
Risposta: raccontandogli con una ricchezza di particolari l’esperienza che anche lui ha vissuto o l’esperienza che vorrebbe vivere, facendolo diventare partecipe del grande progetto di vivere in una città ordinata e pulita, dove il rispetto per l’ambiente è la prima regola per ottenere una migliore qualità della vita. Infatti, prima di raccontare è necessario predisporre l’auditorio all’ascolto. In questo modo avremo
l’identificazione, fondamentale per entrare in sintonia con il pubblico.
E come si coinvolge? Con i 5 sensi, appunto. Creando, quindi, empatia. Le azioni le racconti come la storia di un film o di un libro o di uno spettacolo, con quei ritmi e quei temi cari al pubblico: l’avventura, il riscatto, l’amore familiare, la comicità, gli equivoci, il sacrificio e i successi. Va creata la cosiddetta trance narrativa d’ascolto. E come si agisce? Con la fase della preparazione all’ascolto, col racconto, e con la seduzione. Perché alla fine il consumatore deve acquistare e l’utente deve attenersi alle regole, ma da
protagonista. Grazie allo storytelling è possibile informare il pubblico, sedurre e conquistare, influenzare,
condividendo le esperienze ma soprattutto emozionare, coinvolgendolo appunto in un grande disegno dove lui è parte integrante, dove lui non subisce un servizio ma lo crea, lo rende partecipe agli altri, sensibilizzando gli altri utenti della mission aziendale.