martedì, Luglio 5, 2022
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I mercati sono conversazioni. E noi le pianifichiamo

Molte aziende ancora oggi non capiscono che i mercati sono conversazioni, non sono più accettate ‘ingerenze’ autoreferenziali e unidirezionali a senso unico. Non solo, oggi i social hanno diffuso l’egocentrismo globale, dove ognuno è protagonista e vuole sentirsi assoluto protagonista, anche quando c’è l’immissione di un prodotto sul mercato, perché si deve sentire partecipe con un giudizio.

Quindi, oggi non si può soltanto comunicare e informare, ma il consumatore deve essere coinvolto attraverso la narrazione. Il brand oggi ha cominciato a raccontare storie, i prodotti hanno cominciato a raccontare storie, gli imprenditori devono narrare la loro storia e così il marketing si è fatto narrativo.

Domanda: come si fa a entrare in sintonia con il pubblico?

Risposta: raccontandogli con una ricchezza di particolari l’esperienza che anche lui ha vissuto o l’esperienza che vorrebbe vivere. Infatti, prima di raccontare è necessario predisporre l’auditorio all’ascolto.

E come si coinvolge? Con i 5 sensi, appunto. Creando, quindi, empatia.

Le azioni le racconti come la storia di un film, con quei ritmi e quei temi cari al pubblico: l’avventura, il riscatto, l’amore familiare, la comicità, gli equivoci, il sacrificio e i successi. Va creata la cosiddetta trance narrativa d’ascolto.

E come si agisce? Con la fase della preparazione all’ascolto, col racconto, e con la seduzione. Perché alla fine il consumatore deve acquistare. Grazie allo storytelling è possibile informare il pubblico, sedurre e conquistare, influenzare, condividendo le esperienze ma soprattutto emozionare.

Oggi, molti produttori, quando proponiamo i nostri servizi, ci rispondono che ‘è facile scrivere un post su facebook o su instagram e interagire così col pubblico’. Certo, è facilissimo, ma scrivere un messaggio e affidarlo a un tweet è come gettare una bottiglia con un messaggio dentro in mezzo al mare, affidandosi casualmente alle correnti: forse è il caso di progettare un contenuto, affinchè venga ricevuto e condiviso. E soprattutto ripeterlo nell’azione, confermando le tre regole socializzanti della comunicazione di Foucault: ragione, reiterazione, rito.

Il compito del professionista che si chiama Social media writer è questo, è il venditore di parole ed emozioni, che le rimbalza e le fa condividere ai consumatori, tenendo conto dei contenuti e ascoltando la rete.

La nostra azione parte dalla creazione di un sito web, al limite se già esiste dalla sua ottimizzazione, poi dall’uso degli strumenti social che ci permettono di interagire e di entrare in confidenza e condivisione con gli utenti consumatori.

Quindi, il punto di partenza è il sito web, successivamente la pagina facebook (30 milioni di utenti in Italia su questo social network), una volta raggiunti 800/1000 follower si parte anche con gli strumenti Twitter e Pinterest, successivamente Google+. In questo nuovo modo di affrontare il web, i social e, in verità, il mondo, resta sempre valida la comunicazione istituzionale, interagendo con altri comunicatori, agendo con articoli redazionali sugli altri strumenti come radio, carta stampata, tv.

All’interno di questi tre macroaree offriamo:

il sito o la sua ottimizzazione;

la creazione e gestione pagine e profili social network;

i copy dei messaggi pubblicitari, tra provocazione e tradizione;

l’ideazione di eventi.

 

I punti da sviluppare abbracciano:

conoscere il nostro obiettivo;

quanti mezzi di comunicazione disponiamo;

qual è il contenuto da comunicare;

qual è il target di riferimento;

come pianificare l’azione;

l’azione è la pubblicazione;

monitorare e ottimizzare.

 

Ah, ripudiamo la bassa qualità. Fa perdere solo tempo e ottiene pessimi risultati. Sia per noi che per voi.

 

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