Oggi c’è chi parla del ritorno al potere del cittadino. In parte è così. I social e la facilità di interazione oltre che di dialogo diretto col politico e il suo staff, accorciando notevolmente le distanze di comunicazione, hanno permesso agli utenti/elettori di avere a portata di click candidati e amministratori pubblici.
In questo contesto, la politica deve capire che il palazzo d’avorio è ormai diventato un palazzo di cristallo e l’interazione tra pubblico e politico è un atto oltre che dovuto (da sempre) oggi anche irreversibile. Il pubblico non è più spettatore ma spett-attore, con una partecipazione ormai bidirezionale tra utente e classe dirigente. Lo dimostra nel quotidiano l’assoluto appeal che hanno oggi i movimenti civici e i movimenti populisti, che parlano alla pancia della gente con la loro pancia, attraverso un’osmosi che crea poco equilibrio tra classe dirigente e utente.
Quindi, il rapporto non può più essere quello di dare in pasto sui social un post o un video rimbalzato su youtube, ma anche partecipare, condividere e, soprattutto, rispondere, perché le distanze non esistono più e chiunque si sente partecipativo di un mondo dinamico e in continua evoluzione.
Ancora: se un assessore passeggiasse nelle strade della sua città e un cittadino gli ponesse una domanda e lui non risponde, voi cosa pensate? Ebbene, oggi, la mancata risposta sul web a un quesito (o una provocazione) di un utente/cittadino suscita la stessa reazione. Così, il leader deve assumersi le responsabilità da leader attraverso una rete di relazioni con le persone.